LA DOLCE VITA DI FEDERICO FELLINI E LEO CATOZZO: TRA SOGNO, MAGIA E REALTÀ
Inaugurata a A Nemi la mostra artistico-documentale che celebra il profondo sodalizio tra il regista e il suo storico montatore. Un percorso tra documenti rari e inediti che testimonia una storia di eccellenza “made in Italy”.
a cura di Antonella Ferrari
Palazzo Ruspoli – Nemi (RM)
Un’iniziativa a cura dell’Associazione culturale Chelu e Mare realizzata con il contributo della Regione Lazio con il patrocinio del Comune di Nemi.
Inaugurata, nei suggestivi spazi del Palazzo Ruspoli di Nemi, la mostra La Dolce Vita di Federico Fellini e Leo Catozzo: tra sogno, magia e realtà, volta a far conoscere il sodalizio di due grandi protagonisti del cinema italiano del dopoguerra attraverso una serie di documenti rari ed inediti che hanno caratterizzato un percorso di vita umano e professionale del regista e del suo montatore.
La mostra organizzata all’interno del Palazzo Ruspoli, presenta la famosa “pressa Catozzo”, soprannominata anche pressa Cabiria (perché inventata durante la realizzazione del film Le notti di Cabiria) una macchina che rivoluzionò a livello mondiale il montaggio cinematografico
L’esposizione continua nel piano superiore con caricature che Federico Fellini si divertiva a fare del suo poliedrico amico e collaboratore – in mostra anche una tela ad olio inedita e numerosi disegni “improvvisati” che ne colgono la più genuina espressività.
L’itinerario espositivo comprende anche le locandine dei film più celebri del cineasta riminese, i suoi ciak originali, le sceneggiature con le sue correzioni a latere e tanti interessanti spunti tratti dalla sua carriera cinematografica.
Tra le curiosità in mostra la moviola originale Steenbeck, “regina del montaggio”, che fu testimone di tanti dialoghi e forse discussioni tra i due, e la famosa “Pressa Catozzo o Cabiria” utilizzata per la prima volta ne Le notti di Cabiria, la cui invenzione rivoluzionò per sempre la tecnica di montaggio, grazie alla quale il geniale Leo Catozzo fu insignito di un Oscar speciale nel 1990, il Technical Achievement Award.
Inaugurata, nei suggestivi spazi del Palazzo Ruspoli di Nemi, la mostra La Dolce Vita di Federico Fellini e Leo Catozzo: tra sogno, magia e realtà, volta a far conoscere il sodalizio di due grandi protagonisti del cinema italiano del dopoguerra attraverso una serie di documenti rari ed inediti che hanno caratterizzato un percorso di vita umano e professionale del regista e del suo montatore. La mostra organizzata all’interno del Palazzo Ruspoli, presenta la famosa “pressa Catozzo”, soprannominata anche pressa Cabiria (perché inventata durante la realizzazione del film Le notti di Cabiria) una macchina che rivoluzionò a livello mondiale il montaggio cinematografico L’esposizione continua nel piano superiore con caricature che Federico Fellini si divertiva a fare del suo poliedrico amico e collaboratore – in mostra anche una tela ad olio inedita e numerosi disegni “improvvisati” che ne colgono la più genuina espressività. L’itinerario espositivo comprende anche le locandine dei film più celebri del cineasta riminese, i suoi ciak originali, le sceneggiature con le sue correzioni a latere e tanti interessanti spunti tratti dalla sua carriera cinematografica. Tra le curiosità in mostra la moviola originale Steenbeck, “regina del montaggio”, che fu testimone di tanti dialoghi e forse discussioni tra i due, e la famosa “Pressa Catozzo o Cabiria” utilizzata per la prima volta ne Le notti di Cabiria, la cui invenzione rivoluzionò per sempre la tecnica di montaggio, grazie alla quale il geniale Leo Catozzo fu insignito di un Oscar speciale nel 1990, il Technical Achievement Award. “Abbiamo scelto di organizzare questa mostra secondo una prospettiva che riteniamo essere ancora poco conosciuta, la straordinaria amicizia tra Federico Fellini e Leo Catozzo – ha dichiarato Fabio Alescio, curatore della mostra insieme a Tiziana Biscu, presidente dell’Associazione culturale Chelu e Mare, promotrice dell’iniziativa –– Grazie alla sensibilità delle istituzioni locali, che hanno scelto di ospitare in questa prestigiosa cornice un frammento della storia cinematografica italiana del “dietro le quinte”, è possibile ripercorre insieme attraverso scritti, immagini e materiali multimediali, le profonde affinità e le sottili divergenze che hanno saputo costruire l’eccellenza di un rapporto artistico e umano come anche soffermarsi in maniera ravvicinata al lavoro creativo del montaggio, ingrediente autorevole, indispensabile e risolutivo nell’elaborazione di un film”. Questa esposizione rappresenta un excursus sulla tecnica cinematografica in cui l’Italia fa ancora scuola – ha affermato il sindaco di Nemi Alberto Bertucci – Sono stati molte le pellicole di rilievo girate nel nostro territorio, all’interno di storici palazzi o davanti a panorami mozzafiato, compresi alcuni lavori Felliniani. Oggi siamo felici ed onorati di poter ospitare una mostra che ci fa ripercorrere la lavorazione di alcuni capolavori attraverso dei documenti che testimoniano il processo critico ed evolutivo che li ha portati al successo.” Presente in sala la famiglia Catozzo al completo, che continua nella storica sede di Santa Severa il lavoro dell’azienda che fece conoscere un’eccellenza del “made in Italy” nel mondo e che ancora oggi vede utilizzare il brevetto in particolar modo nell’ambito del restauro cinematografico. È stato il figlio di Leo, Alberto Catozzo, a ricordare in particolare la relazione tra il padre e Federico Fellini: “prima di tutto erano amici e il loro legame era condito quotidianamente dallo scherzo e della goliardia, tanto che conservo ancora una collezione sterminata delle caricature che Federico fece a papà nei momenti più inaspettati; la loro storia professionale iniziò invece con “La strada” e terminò con “Otto e mezzo”, ma continuò attraverso consigli, suggerimenti e note tecniche sul montaggio che Catozzo, “coscienza critica” del regista, gli mandava, oramai impegnato in azienda per divulgare a livello internazionale la pressa, nata per la lavorazione de “Le notte di Cabiria”. Un metodo che consentiva di verificare già in moviola l’efficacia di una scena attraverso il montaggio e lo spostamento delle sequenze: ne è un celebre esempio proprio il finale de “La dolce vita”, che Fellini aveva concepito come inizio del film”. |